mercoledì 1 aprile 2020

Dal Cin, Fabio (1965- ), arcivescovo

Fabio Dal Cin
Arcivescovo, Prelato di Loreto (2017- )
Delegato pontificio per il Santuario Lauretano (2017- )
Delegato pontificio per la Basilica di Sant'Antonio in Padova (2017- )

In te Domine speravi

Blasonatura/descrizione
D’oro cappato d’azzurro, all’àncora a tre marre di nero, cordata di rosso, posta in banda; la cappa destra alla stella (7) d’argento; la cappa sinistra al giglio dello stesso

Il motto e lo stemma sono così presentati nella pagina di www.prelaturaloreto.it:
Per il proprio motto episcopale l’Arcivescovo Dal Cin ha scelto queste parole tratte dal Salmo 31: ”In te Domine speravi, non confundar in aeternum, in iustitia tua libera me.”- “In te Signore mi sono rifugiato, mai sarò deluso; per la tua giustizia salvami”.
Interpretazione
L’ornamento esterno allo scudo, caratterizzante lo stemma di un Arcivescovo, oltre ai venti fiocchi verdi, è la croce astile arcivescovile.
Tale croce, detta anche “patriarcale”, a due bracci traversi, identifica appunto la dignità arcivescovile: infatti, nel XV secolo, essa fu adottata dai Patriarchi e, poco dopo, dagli Arcivescovi.
Alcuni studiosi ritengono che il primo braccio traverso, quello più corto, volesse richiamare il cartello con l’iscrizione “INRI”, posto sulla croce al momento della crocifissione di Gesù.
Nel lembo destro della cappa (va ricordato che “destra” e “sinistra” in araldica sono invertite rispetto a chi guarda in quanto tali posizioni sono riferite, per storica tradizione, alla destra e alla sinistra di chi regge lo scudo davanti a sé) è posta una stella, classico simbolo mariano tratto dalle Litanie Lauretane (Stella matutina); è evidente il richiamo alla Vergine Immacolata, nella cui festa liturgica Mons. Dal Cin ha ricevuto l’ordinazione presbiterale, e al Santuario della Santa Casa di Loreto.
Sant’Antonio da Padova è il titolo della Parrocchia d’origine di Don Fabio, Sarmede, e ricorda altresì la Basilica del Santo dove Mons. Dal Cin è chiamato ad essere il Delegato pontificio. Il Santo dei Miracoli nell’iconografia viene sempre rappresentato nell’atto di reggere dei gigli che ne sono quindi divenuti il simbolo. Ecco il motivo per cui, nella parte sinistra della cappa troviamo un giglio in foggia araldica, conosciuto come fleur de lys.
Nella parte centrale dello scudo campeggia un’àncora, da sempre simbolo della Speranza cristiana, la speranza nella vita futura promessa da Dio e la si trova citata nella Lettera agli Ebrei: “Nella speranza infatti abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita…” (Eb 6,19)
L’ancora è qui rappresentata nella foggia di quella dello stemma di San Pio X, il Papa che proveniva dalla marca trevigiana, terra di origine anche di Mons. Dal Cin e ciò vuole costituire un omaggio alla memoria del Santo Pontefice veneto.
Il colore della campitura principale dello scudo è l’oro, il primo tra i metalli preziosi, simbolo quindi della prima delle virtù teologali, la Fede. Il rosso della fune rappresenta la virtù della Carità per la quale si ama Dio e il prossimo fino al martirio. Sono perciò richiamate le tre virtù teologali: fede, speranza e carità.
L’azzurro delle cappe simboleggia l’ascesa dell’anima verso Dio, quindi il cammino delle virtù che si innalzano sulle cose di questa terra verso l’incorruttibilità della volta celeste.

Riferimenti araldici
pagina di www.prelaturaloreto.it

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org

Fonti immagini
pagina di www.prelaturaloreto.it

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