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domenica 6 maggio 2018

Papa Giovanni XXIII (Roncalli, Giuseppe Angelo, 1881-1963), arcivescovo, patriarca, cardinale di S.R.C.

Papa Giovanni XXIII, santo
(S. Ioannes PP. XXIII nato Giuseppe Angelo Roncalli)
Arcivescovo, Vescovo titolare di Areopoli (1925-1934)
Visitarore apostolico in Bulgaria (1925-1931)
Delegato apostolico in Bulgaria (1931-1934)
Arcivescovo totolare di Mesembria (1934-1953)
Delegato apostolico in Grecia (1934-1944)
Delegato apostolico in Turchia (1934-1944)
Amministratore apostolico di Costantinopoli (1934-1944)
Nunzio apostolico in Francia (1944-1953)
Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (1951-1953)
Patriarca di Venezia (1953-1958)
Cardinale del titolo di Santa Prisca (1953-1958)
Vescovo di Roma e Sommo pontefice della Chiesa universale (1958-1963)
Prefetto della Congregazione del Sant'Uffizio (1958-1963)
Prefetto della Congregazione Concistoriale (1958-1963)
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali (1958-1963)

Beatificato il 3 settembre 2000
Canonizzato il 27 aprile 2014 

Oboedientia et pax

Blasonatura/descrizione
Di rosso, alla fascia d'argento, alla torre al naturale chiusa e finestrata di nero attraversante sul tutto e accostata in capo da due gigli d'argento, col capo patriarcale di Venezia: d'argento, al leone alato passante, guardante e nimbato, tenente con la branca anteriore destra un libro aperto recante la scritta PAX TIBI EVANGELISTA MEUS, il tutto d'oro

02

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org
pagina di www.vatican.va

Riferimenti araldici
pagina di it.wikipedia.org (Armoriale dei papi)

Fonti immagini
01 pagina di www.gardanotizie.it
02 scheda di www.catholic-hierarchy.org

Sulla composizione dello stemma papale di Giovanni XXIII si veda la seconda parte dell'articolo di Giacomo Danesi pubblicato il 30 ottobre 2013 sulla pagina di www.gardanotizie.it

Lo stemma dell'Arcivescovo Bruno Bernard Heim

Diciassette marzo 2003. Muore in Svizzera l’Arcivescovo Bruno Bernard Heim, Arcivescovo Titolare di Xanto, Nunzio Apostolico. Ecco come l’allora Arcivescovo titolare di Tuscania e Nunzio Apostolico Monsignor Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, oggi Cardinale con il titolo di Diacono di Santa Maria in Portico Campitelli, commemorò la sua scomparsa sul quotidiano della Santa Sede – L’Osservatore Romano – venerdì 1 marzo 2003: “Con la morte di  Monsignor Heim, l’araldica ecclesiastica perde un grande maestro ed un versatile artista. Nonostante il fatto che nella Chiesa Cattolica non esista alcuna autorità costituita per tutelare la correttezza della composizione e dell’uso della simbologia araldica ecclesiastica, e quindi nascano facilmente da ogni parte abusi e brutture,  c’è da augurarsi che maestri come Bruno Bernardo Heim rimangano come chiari ed autorevoli punti di sicuro riferimento, affinché chi fa uso di questo linguaggio lo parli correttamente.”
Autori di numerosi libri che hanno fatto la storia dell’araldica ecclesiastica,  cito solo “L’Araldica nella Chiesa Cattolica – Origini, usi, legislazioni”, voglio citare in questa occasione due curiosi episodi della sua vita araldica. Il primo riguarda il suo stemma. Nato a  Olten, in Svizzera, figlio del capostazione Bernard e di Elisabeth Heim-Studer, quando fu elevato alla dignità episcopale nel 1961 da Giovanni XXIII, egli disegnò il suo stemma arcivescovile inserendo nello scudo un leone tenente nelle zampe un ferro di cavallo. Successivamente tolse dalle zampe del leone il ferro di cavallo, considerato dalla chiesa un oggetto di superstizione. Negli ulti anni della sua vita decise di inserire di nuovo nelle zampe leonine il ferro di cavallo.
A gli chiese motivo di questo suo ripensamento, ridendo rispose che bisogna pur lasciare qualche impronta su questa terra!
La foto con il leone senza il ferro di cavallo tra le zampe, è tratta da una sua lettera autografa scritta da Olten ed è datata 25 gennaio 1991. La foto con il leone e il ferro di cavallo, sempre tratta da una sua lettera autografa, porta la data del 14 Ottobre 2001.
 
Segretario personale per quattro anni di Angelo Giuseppe Roncalli (futuro papa Giovanni XXIII), durante la sua nunziatura parigina, pochi giorni prima della elezione di Roncalli al Soglio di Pietro, disegnò lo scudo del cardinale Roncalli, usato come patriarca di Venezia, con tiara papale e chiavi. Non appena avuto notizia dell’elezione a papa, Heim completò il disegno e lo spedì per posta aerea al neo pontefice!
Roncalli non aveva nell’arma personale, e nemmeno familiare, il Leone di San Marco che però aveva nello stemma di Cardinale Patriarca di Venezia.  Stemma da Patriarca che, contrariamente a quanto molti credono, non fu disegnato dal suo ex segretario.
Monsignor Bruno Bernard Heim sapeva perfettamente che Venezia è uno dei pochi luoghi italiani in cui è usata l’arma della diocesi negli stemmi dei vescovi, arcivescovi e patriarchi, ovvero il Leone marciano. Ciò nonostante spedì al pontefice uno stemma papale senza mettere nel Capo il Leone di San Marco!
Giovanni XXIII aveva deciso però di mantenere il Leone di San Marco nello scudo papale, e diede immediate disposizioni a monsignor Heim affinché  predisponesse un altro stemma con il Leone marciano nel Capo. Il desiderio papale non trovava impreparato l’araldista, che si mise subito al lavoro e disegnò il nuovo stemma, con tanto di Leone di profilo (predisposto anticipatamente…). Spedì il tutto a Roma poche ore prima di partire lui stesso per la città eterna, per partecipare alla cerimonia d’incoronazione.
Il giorno prima della incoronazione, monsignor Heim fu ricevuto in udienza da Giovanni XXIII. “Questo leone con quei denti e quegli artigli ha un aspetto troppo feroce. E’ troppo transalpino! Non si potrebbe dargli un aspetto più umano?” sbottò il papa.
Al malcapitato monsignore non rimaneva, nella notte del 3 novembre, che disegnare una terza versione: leone a mezzo profilo, la bocca chiusa e gli artigli retratti.
Tutto a posto? Nemmeno per idea. “Ci stiamo avvicinando a quello che ho in mente, solo lasciamo che il leone sia visibile in faccia e non appaia così magro: ha bisogno di un po’ più di corpo!”, affermò convinto il neo pontefice.
Monsignor Heim, paziente, obbedì. Ecco la versione definitiva approvata da Giovanni XXIII.
Quanto raccontato sono solo due degli aneddoti che si potrebbero raccontare della  prolifica vita da arcivescovo e araldista dell’arcivescovo Monsignor Bruno Bernard Heim.

01a
 

domenica 29 aprile 2018

Capovilla, Loris Francesco (1915-2016), arcivescovo, cardinale di S.R.C.

Loris Francesco Capovilla
Segretario particolare del Sommo Pontefice (1958-1963)
Arcivescovo metropolita di Chieti a amministratore apostolico di Vasto (1967-1971)
Arcivescovo titolare di Mesembria (1971-2014)
Arcivescovo, Prelato di Loreto (1971-1988)
Delegato pontificio del Santuario Lauretano (1971-1988)
Cardinale del titolo di Santa Maria in Trastevere (2014-2016) 

Oboedientia et pax

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Blasonatura/descrizione
Fasciato d’argento e di rosso di quattro pezzi, alla torre merlata alla guelfa, aperta e finestrata e murata di nero, attraversante il tutto

Riferimenti araldici
pagina di www.gardanotizie.it

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org

Fonti immagini
01 pagina di www.gardanotizie.it
02 pagina di www.gardanotizie.it
03 pagina di www.gardanotizie.it


L'evoluzione dello stemma del Prelato è presentata da Giacomo Danesi nel seguente articolo pubblicato il 24 aprile 2014 alla pagina di www.gardanotizie.it:

La storia dello stemma del segratario personale di Papa Giovanni XXIII
Lo stemma del neocardinale Loris Francesco Capovilla

Il mese scorso, esattamente il 1° marzo, a Sotto il Monte – Giovanni XXIII in provincia di Bergamo, il Decano del Collegio Cardinalizio, il Cardinale Angelo Sodano, già Segretario di Stato, inviato da Papa Francesco come suo delegato, si è recato per l’imposizione della berretta, la consegna dell’anello cardinalizio e l’assegnazione del titolo di Santa Maria in Trastevere (uno dei più antichi e prestigiosi titoli) al neocardinale Loris Francesco Capovilla. Chi è il neo porporato? Ecco una sua breve biografia. Loris Francesco Capovilla (1915 – ). Cardinale. Prelato emerito di Loreto. Arcivescovo. Nato a Pontelongo, nella diocesi di Padova, il 14.10.1915, è ordinato sacerdote il 23.5.1940. Chiamato all’incarico di Segretario Personale del Patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli, lo segue a Roma durante il suo pontificato. Il 26.6.1967 Paolo VI lo nomina Arcivescovo di Chieti e Vasto; è consacrato Vescovo il 16.7.1967 in San Pietro dallo stesso Pontefice, assistito da Monsignor Augusto Gianfranceschi e da Monsignor Jacques Martin (poi Cardinale). Già prelato di Loreto e Delegato Pontificio per il Santuario Lauretano con il Titolo di Arcivescovo di Mesembria (lo stesso del Nunzio Apostolico Angelo Giuseppe Roncalli), rinuncia all’incarico il 10.12.1988. Vive a Sotto il Monte – Giovanni XXIII (Bg), presso Ca’ Maitino, custode dei ricordi del grande papa. Il neocardinale è un grande personaggio della Chiesa Cattolica. Da anni mi onora della sua amicizia. Ricca è la mia corrispondenza epistolare con il neo porporato, tra i tanti argomenti c’è anche l’araldica ecclesiastica. In questo articolo è di questo che voglio parlarvi: del suo stemma araldico ecclesiastico. Ventisei giugno 1967: Paolo VI lo eleva alla dignità episcopale. Della notizia è informato anche l’Arcivescovo Monsignor Bruno Bernard Heim, ex segretario a Parigi del Nunzio Apostolico Angelo Giuseppe Roncalli (poi eletto alla Cattedra di Pietro con il nome di Giovanni XXIII), e grande araldista. In una lettera datata 4 luglio 1967, Monsignor Heim scrive al neo arcivescovo su come comporre lo stemma. Nella stessa lettera, il Prelato svizzero è prodigo di consigli in merito agli elementi da inserire nello scudo, soprattutto per quando riguarda i gigli. Il suo parere? Inserirne addirittura cinque: due a ricordo dei gigli presenti nella stemma di Giovanni XXIII, tre a ricordo dei gigli inseriti nello stemma di Paolo VI. Monsignor Capovilla, invece, diede invece l’incarico di predisporre il suo stemma a Monsignor Ferruccio Rapanaj. Nello stemma del neoarcivescovo di Chieti-Vasto, durante quel periodo chietino, dei gigli nemmeno l’ombra.
Ma incredibilmente, lo stemma dell’arcivescovo  Loris Francesco Capovilla subisce altre modifiche durante il suo magistero. Scopro che durante la sua permanenza a Loreto, come delegato pontificio al santuario lauretano, lo scudo del suo stemma diventa a forma di “Testa di Cavallo”  (come lo stemma di Papa Giovanni XXIII); inoltre ha nello stesso un giglio e, incredibile ma vero,  lo scudo non è “timbrato” dal cappello prelatizio di colore verde, con 20 fiocchetti (10 per lato) nella successione 1.2.3.4, simbolo della dignità arcivescovile.
Dovete sapere che il grande araldista Monsignor Bruno Bernard Heim (si veda il suo prestigioso volume: “L’Araldica nella Chiesa Cattolica – origini, usi e legislazione”, edito dalla Libreria Vaticana), aveva a volte delle idee curiose. Eccone un esempio.
Nel suo libro, a proposito dello scudo scrisse che: “Esso non riveste alcun interesse per la Chiesa, la cui attenzione si concentra soltanto sugli ornamenti esterni che accompagnano o circondano lo scudo. Solamente dalla forma dello scudo (quella ovale e a losanga sono riservate di preferenza alle donne, anche se questo uso non è praticato costantemente) è possibile capire se si tratta di arma di uomo o di donna. Gli stemmi del clero sono riconoscibili per avere al di fuori dello scudo alcuni segni convenzionali ossia gli ornamenti esterni.”
Intendendo per ornamenti esterni, in primis il Cappello Prelatizio e la Croce. Benissimo. Eppure ci fu un momento nella sua vita di studioso di Araldica Ecclesiastica, in cui ritenne che si poteva fare a meno di timbrare lo scudo con il Cappello Prelatizio, importante ornamento esterno.
A questo proposito, ecco quanto scrive Luca Marcarini in un articolo sul mensile “Nobiltà”, a ricordo di Monsignor Bruno Bernard Heim, poche settimane dopo la sua scomparsa avvenuta il 17 marzo 2003:
“Altra particolarità immediatamente rilevabile dallo stemma di monsignor Heim è che lo scudo non è quasi mai timbrato dal cappello arcivescovile. Per quella ricerca della semplicità medievale che fu una costante della sua arte, monsignor Heim preferiva che gli stemmi ecclesiastici fossero possibilmente accollati alle sole croci professionali – semplici o patriarcali a secondo della dignità – e non appesantiti dai cappelli prelatizi, invalsi nell’uso (tranne quelli cardinalizi) solo in epoca abbastanza tarda.”
Va benissimo la ricerca della semplicità, ma in questo caso la semplificazione renderebbe, in alcuni casi, impossibile determinare la gerarchia ecclesiastica del prelato se togliessimo il Cappello Prelatizio dallo Scudo. Qualche prelato sposò la tesi di Monsignor Bruno Bernard Heim di togliere il Cappello Prelatizio dallo stemma? Pochi in verità.
Tra questi l’allora Arcivescovo Loris Francesco Capovilla, dopo il suo trasferimento dalla Diocesi di Chieti – Vasto a Loreto come Prelato e Delegato Pontificio per il Santuario Lauretano. L’Arcivescovo decise, negli anni 1972 – 1989, di modificare gli elementi interni allo stemma e di togliere dallo scudo il Cappello Prelatizio! Chiesi all’Arcivescovo Loris Francesco Capovilla il perché della scelta.
La lettera è estremamente interessate, perché dalla fotografia che propongo possiamo vedere sì lo stemma arcivescovile senza il Cappello Prelatizio, ma anche come gli elementi interni allo scudo siano stati modificati rispetto allo stemma originale predisposto da Monsignor Ferruccio Rapanaj.
Per esempio, l’aggiunta di un giglio nel “Capo” e soprattutto il Leone di San Marco (sempre nel Capo, che l’Arcivescovo ben motiva nella lettera). Sarebbe troppo lungo spiegare perché il Cappello è importantissimo in araldica ecclesiastica.
Ammirando lo stemma, “versione” Bruno Bernard Heim, di Monsignor Loris Francesco Capovilla, senza Cappello Prelatizio, possiamo comunque capire secondo le regole araldiche che lo stemma appartiene a un Arcivescovo.
La croce doppia c’è, lo indica. Ma senza Cappello lo stemma potrebbe  appartenere anche a un Cardinale Arcivescovo. Il Cappello, invece, ci permetterebbe  di capire dal numero dei fiocchetti ( 30  in totale – 15 per lato – e soprattutto di colore porpora) in questo caso appartiene a un Cardinale.
Se invece, lo scudo è accollato a una croce doppia e a un Cappello di colore verde, come le nappe, ma quest’ultime nel numero di 20 (15 per lato), sicuramente appartiene a un Arcivescovo.
Negli anni a seguire lo stemma del neoporporato assume un altro modello [fig. 3] mantenuto costante fino alla nomina di Cardinale. Dopo l’annuncio di Papa Francesco della nomina cardinalizia dell’ex Segretario privato del Beato Giovanni XXIII, prossimo santo il 27 aprile 2014, ho fatto visita al neoporporato monsignor Capovilla.
Naturalmente abbiamo parlato anche del nuovo stemma che, ho appreso, sarebbe stato “revisionato” da una sua nipote, studiosa di araldica.
Avevo consigliato a sua eminenza che, al suo posto, avrei scelto uno stemma “partito” (ovvero diviso in due verticalmente) con a sinistra (destra araldica) lo stemma di Papa Francesco e a destra (sinistra araldica) il suo attuale stemma. Così non è stato.