Visualizzazione post con etichetta interzato in pergola. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta interzato in pergola. Mostra tutti i post

lunedì 23 marzo 2020

De Donatis, Angelo (1954- ), vescovo, arcivescovo, cardinale di S.R.C.

Angelo De Donatis
Vescovo titolare di Mottola (2015-2018) titolo personale di arcivescovo dal 2017
Vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma (2017- )
Arciprete della basilica di San Giovanni in Laterano (2017- )
Amministratore apostolico di Ostia (2017- )
Cardinale del titolo di San Marco (2018- )
Amministratore apostolico dell'Esarcato apostolico d'Italia (2019- )

Nihil caritate dulcius

02 (2017-2018)

03 (2015-2017)

Blasinatura/descrizione
[01-02] Interzato in pergola rovesciata: nel 1º di rosso al leone, alato e nimbato, con la testa posta di fronte, accovacciato, tenente con le zampe anteriori avanti al petto il libro d'oro, scritto delle parole in lettere maiuscole romane di nero, PAX TIBI MARCE nella prima facciata, in quattro righe, ed EVANGELISTA MEUS nella seconda facciata, similmente in quattro righe; nel 2º d'azzurro alla basilica d'argento; nel 3º d'argento alla mela granata al naturale, aperta di rosso, gambuta e fogliata di verde di sei pezzi, posta in sbarra

[03] Tagliato: nel 1º di rosso al leone, alato e nimbato, con la testa posta di fronte, accovacciato, tenente con le zampe anteriori avanti al petto il libro d'oro, scritto delle parole in lettere maiuscole romane di nero, PAX TIBI MARCE nella prima facciata, in quattro righe, ed EVANGELISTA MEUS nella seconda facciata, similmente in quattro righe; nel 2º d'argento alla mela granata al naturale, aperta di rosso, gambuta e fogliata di verde di sei pezzi, posta in sbarra

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org

martedì 26 febbraio 2019

Castellucci, Erio (1960- ), arcivescovo

Erio Castellucci
Arcivescovo metropolita-Abate di Modena-Nonantola (2015- )
Amministratore apostolico di Carpi (2019- )

Adiutores gaudii vestri

Blasonatura/descrizione
Interzato in pergola. Nel primo: troncato fiammeggiato; in a): d’argento alla stella (8) d’azzurro, in b): di rosso pieno; nel secondo: d’azzurro, alla Croce di S. Geminiano d’argento; nel terzo: d’oro al pastorale sovrapposto alla lettera M diaprata e accollato dalla lettera S più piccola (monogramma di S. Mercuriale), il tutto di rosso.

Interpretazione simbolico-teologica dello stemma dalla pagina di gazzettadimodena.gelocal.it
Lo stemma è contraddistinto da uno scudo interzato in pergola, cioè a forma di Y, ed è caratterizzato da simboli che rimandano al cuore delle Comunità cristiane forlivese e modenese. Per la prima la Madonna del Fuoco e san Mercuriale; per la seconda la Croce di san Geminiano. I metalli (oro e argento) e gli smalti (azzurro e rosso) compongono nei loro accostamenti i colori della città di Modena (oro e azzurro) e di quella di Forlì (argento e rosso).
Il tutto è corredato dalle insegne proprie dell’Arcivescovo metropolita: il galero ovvero il cappello verde a tesa larga, con dieci fiocchi pendenti per lato, la croce a due traverse (dignità arcivescovile), il pallio e il cartiglio con il motto Adiutores gaudii vestri.

Motto: Adiutores gaudii vestri

Il motto scelto dal nuovo pastore di Modena-Nonantola, Collaboratori della vostra gioia, è tratto dalla seconda lettera di san Paolo ai Corinti (2 Cor. 2,24), ritenuta dall’arcivescovo eletto Erio come «una delle sintesi più riuscite del ministero». La lettera segue probabilmente momenti di forte tensione sorti fra i cristiani di Corinto e l’apostolo Paolo; il quale, evidenziando il fine del suo ministero e rafforzando paternamente il legame ecclesiale ritrovato, afferma: «Noi non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siate saldi».
Il versetto paolino e il motto ruotano attorno al tema della gioia, lo stesso che introduce le linee programmatiche per il cammino della Chiesa nei prossimi anni indicate da papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium. Gioia che consiste nella consapevolezza del cuore e della mente di sapersi amati da Dio: «il Dio che ha manifestato il suo immenso amore in Cristo morto e risorto». Causa e protagonista principale di questa gioia è Dio-Comunione.

Primo  campo
Il primo campo dello scudo, troncato e fiammeggiato, è contraddistinto da una stella azzurra ad otto punte su fondo argento e rosso: nel suo insieme esprime simbolicamente l’immagine della Madonna del fuoco, patrona della diocesi di Forlì-Bertinoro. Nel febbraio 1428 scampò miracolosamente al devastante incendio che distrusse completamente la scuola in cui era esposta.
La stella azzurra a otto punte è uno dei simboli caratterizzanti l’iconografia mariana. Di derivazione astronomica, esso evoca il pianeta Venere, l’astro più luminoso che precede il sorgere del sole. La consuetudine di raffigurare Venere come una stella a otto punte deriva dalla sua intensa luminosità che con il ciclo delle sue fasi corrispondenti a otto anni terrestri era facilmente associabile al numero 8, simbolo sacro dell’infinito e del femminino. Il cristianesimo reinterpreterà il simbolismo femminile del pianeta Venere facendone un attributo tipicamente mariano. Come il pianeta venere precede e annuncia al termine della notte il sorgere del Sole, così Maria precede e permette l’incarnazione di Dio in Gesù Cristo, Sole di Giustizia.
Il riferimento al disastroso incendio dal quale risultò emergere intatta l’immagine di Maria con il Bambino è rappresentato dal rosso fiammeggiante. Il colore rosso, simbolo di gioia, forza e passione, con il cristianesimo evocherà il sangue versato di Cristo e quindi l’amore gratuito di Dio fatto uomo per l’umanità. La fiamma evoca anche lo Spirito Santo disceso su Maria e gli Apostoli nel giorno di Pentecoste, inaugurando così l’attività missionaria della Chiesa.

Secondo campo
Sul secondo campo, d’azzurro, campeggia la croce di san Geminiano vescovo di Modena. L’azzurro è un inequivocabile rimando agli spazi smisurati del cielo e proprio per la sua origine celeste nel linguaggio religioso di ogni tempo richiama Dio stesso e i desideri più alti dell’uomo. Per l’uomo biblico Dio è il suo cielo, colui che è in grado di adempiere le sue nostalgie e aspirazioni più autentiche. Il cielo rappresenta Dio e in Gesù il Cielo si fa definitivamente prossimo ad ogni uomo manifestando se stesso come Amore stabile e crocefisso. Sulla croce Cristo si lascia inghiottire dall’abisso oscuro della morte per poi uscirne vittorioso nel giorno della resurrezione.
La Croce di san Geminiano richiama la figura e l’azione pastorale del santo vescovo di Modena Geminiano vissuto tra il 343 e il 395 d.C. e riproduce una delle due rinvenute nel 1955 nella tomba del santo Patrono; un’ipotesi suggestiva le riconduce all’abito liturgico posto da Matilde di Canossa sulle reliquie di san Geminiano durante le ricognizioni avvenute nell’anno 1106.

Terzo campo
Il terzo campo è contraddistinto dall’ oro sul quale campeggia il monogramma del vescovo forlivese san Mercuriale. L’oro è il metallo araldico che richiama la regalità. Esso esprime insieme l’inaccessibilità e la gloria di Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. L’oro richiama il fulgore della luce che inaugurò l’evento della creazione (Gn 1,1-4) ma anche quella salvifica che è Cristo stesso: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12).
Il monogramma di san Mercuriale (SM di rosso) è contraddistinto dal pastorale episcopale e riprende quello riscontabile su un capitello del chiostro cinquecentesco adiacente all’omonima basilica.

Lo stemma di   don Erio Castellucci, Arcivescovo Metropolita di Modena – Nonantola è stato ideato, disegnato e blasonato dal grafico araldista Giuseppe Quattrociocchi (www.gqaraldica.it), mentre l’esegesi teologica è stata realizzata da Roberto Ranieri.

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.it

Fonti immagini
pagina di www.gqaraldica.it (per gentile concessione dell'autore Giuseppe Quattrociocchi)

giovedì 31 gennaio 2019

Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio

Archidioecesis Ferrariensis-Comaclensis

L'arcidiocesi di Ferrara-Comacchio è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Bologna appartenente alla regione ecclesiastica Emilia-Romagna. 
Unite in persona episcopi dal 1976, nel 1986 fu stabilita la plena unione delle due sedi di Ferrara e di Comacchio e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale. Il titolo di abate di Pomposa concesso dal 1964 al vescovo di Comacchio è stato trasferito all'arcivescovo della nuova circoscrizione.

Riferimenti
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org
scheda di www.beweb.chiesacattoloica.it
sito ufficiale

Nel sito dell'Archidiocesi e in alcuni alcune comunicazioni in cui essa figura (vedi ad esempio la pagina di www.ferraragesci.it oppure la pagina di ilmantellopomposa.it), compare uno stemma in alcuni elementi simile a quello dell'Arcivescovo Luigi Negri e che si può cos' blasonare/descrizione
[?] Interzato in pergola: nel 1° di ... al bastone pastorale di ... in sbarra accollato da una mitra vescovile di ...; nel 2° di ... al drago con la testa rivolta, d’oro (?), trafitto da una lancia con l’asta cimata da un pomo crocettato, il tutto d’argento (?); nel 3° di ... ai due rami di palma d’oro (?), decussati in punta e racchiudenti tre stili da scrittura d’argento (?) posti a ventaglio

Ordinari


1986-1995: Maverna, Luigi
1995-2003: Caffarra, Carlo
2004-2012: Rabitti, Paolo
2012-2017: Negri, Luigi
2017-       : Perego, Gian Carlo

domenica 27 maggio 2018

Orlandoni, Giuseppe (1939- ), vescovo

Giuseppe Orlandoni
Vescovo di Senigallia (1997-2015)
Vescovo emerito di Senigallia (2015- )

In veritate et caritate


02

Blasonatura/descrizione
[?] Interzato in pergola: nel 1° di aranciato al libro aperto avente sulla pagina destra le lettere chi (Χ) e rho (Ρ) sovrapposte (monogramma di Cristo detto chrismon); nel 2° d'azzurro alla stella (6) d'oro; nel 3° di rosso alla cesta di pani di ...
 
«I simboli del libro e dei pani, illustrati nello stemma, rappresentano rispettivamente la verità e la carità. Essi sono anche i simboli dell’Eucarestia, richiamando la duplice mensa della Parola e del Pane. In ultima analisi la Verità e la Carità sono la stessa persona di Cristo che, per costruire la Chiesa, va annunciato, celebrato e testimoniato. La stella, riprodotta al centro, nella parte superiore dello stemma, è il simbolo della speranza e rappresenta la Madonna della Speranza, patrona principale di Senigallia, alla cui protezione il Vescovo intende affidare la propria missione» (pagina di www.diocesisenigallia.it)

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org
pagina di www.diocesisenigallia.it

Fonti immagini
01 pagina di www.diocesisenigallia.it

giovedì 22 marzo 2018

De Ferrari, Carlo, C.S.S. (1885-1962), vescovo, arcivescovo

Carlo De Ferrari
Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo (Stimmatini)
Vescovo di Carpi, 1935-1941
Arcivescovo di Trento, 1941-1962

02

03

Blasonatura/descrizione
Campo dello scudo interzato in pila: nel primo sbarrato di rosso e d'argento, nel secondo d'oro, all'aquila di nero, accompagnata in punta da una rosa rossa; nel terzo bandato di rosso e d'argento.

Campo dello scudo inquartato: nel primo e nel quarto, all'aquila del casato; nel secondo e nel terzo, all'aquila nera di Trento

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org

Fonti immagini
01 scheda di www.beweb.chiesacattolica.it
02 scheda di www.beweb.chiesacattolica.it
03 scheda di www.beweb.chiesacattolica.it

giovedì 28 dicembre 2017

Parodi, Emilio, C.M. (1854-1916), arcivescovo

Emilio Parodi
Congregazione della missione (Lazzaristi o Vincenziani)
Arcivescovo coadiutore di Sassari (1905)
Arcivescovo titolare di Pessinonte (1905)
Arcivescovo di Sassari (1905-1916)


01b
Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org

Fonti immagini
scheda di www.beweb.chiesacattolica.it

mercoledì 20 dicembre 2017

Delbosco, Piero (1955- ), vescovo

Piero Delbosco
Vescovo di Fossano (2015- )
Vescovo di Cuneo (2015- )

Laudate et benedicite Domino


Blasonatura/descrizione
[?] interzato in pergola: nel 1° d'oro al libro aperto bordato di rosso con lettere greche alfa (Α) e omega (Ω) dello stesso; nel 2° d'argento a 6 monti all'italiana di verde; nel 3° di rosso a cinque alberi sovrapposti d'oro

Nello stamma del Prelaro compare in alto il libro (su sfondo oro  che  indica  la  Fede)  che  rappresenta  la  Sacra  Scrittura,  la  Parola,  con  sovrascritte  in  rosso,  colore  del  sangue,  l’alfa  e  l’omega. In basso le colline richiamano sia la zona adiacente allo Stura su cui  sorge  Fossano,  ma  anche  i  rilevi  del  Cuneese  e  del  Torinese. E ancora la raffigurazione del bosco di cinque alberi riprende sia il  cognome  del  Vescovo  sia  il  nome  con  cui  è  venerata  la  Vergine nella  cattedrale  di  Cuneo  intitolata  a  Santa  Maria  del  Bosco. Le colline sono su sfondo argentato simbolo di trasparenza, verità e giustizia; il bosco è su sfondo rosso, l’accostamento dei due colori richiama infine lo stemma di Torino.
Il motto richiama il Cantico delle Creature di san Francesco d’Assisi e al tempo stesso lo stile di papa Francesco e la sua enciclica Laudato si' (cf pagina di www.diocesi.torino.it)


Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org

Fonti immagini
pagina di www.diocesifossano.org

mercoledì 8 novembre 2017

Cornacchia, Domenico (1950- ), vescovo

Domenico Cornacchia
Vescovo di Lucera-Troia (2007-2016)
Vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi (2016- )

Servire Domino in laetitia

Blasonatura
D'oro, calzato ritondato di rosso: nel 1° al pellicano con la sua pietà al naturale, sanguinoso di rosso; nel 2° alla stella (7) del campo, a destra, e alla fiamma dello stesso, a sinistra.

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org

Fonti immagini
scheda di www2.diocesimolfetta.it

Il motto e lo stemma sono così presentati nella pagina di www.diocesimolfetta.it
Il rosso è il colore dell'amore, della carità e del sangue: un amore così forte da indurre il Padre ad inviare il Figlio, che versa il Suo sangue per l'umanità tutta. Questo concetto viene ripreso dal pellicano, che – in assenza di cibo – nutre i suoi figli con il proprio sangue. Il Pie pelicane, simbolo cristologico usato dagli antichi e spesso richiamato nelle composizioni medievali, è citato da San Tommaso d'Aquino nel celebre inno Adoro Te devote: «Pie Pelicane, Iesu Domine, me immundum munda Tuo sanguine».
L'oro, metallo più nobile, simboleggia la prima virtù, la Fede: infatti, è grazie alla Fede che possiamo comprendere il messaggio d'amore estremo del pellicano, del Cristo.
Inoltre, la scelta degli “smalti” rosso e oro esprime un segno di filiale devozione al santo padre Benedetto XVI: tali smalti, infatti, caratterizzano anche lo stemma del Papa.
La stella, classico simbolo mariano, simboleggia l'Assunta, a cui sono dedicate le Cattedrali di Altamura, Diocesi di origine di Mons. Cornacchia, di Lucera e di Troia. Alla materna protezione di Maria Assunta, il nuovo Vescovo affida il suo ministero.
Lo Spirito Santo, infine, è rappresentato nella forma pentecostale della fiamma.
Il motto:
SERVIRE DOMINO IN LAETITIA
Le parole scelte da Mons. Cornacchia per il suo motto episcopale sono tratte dal libro dei salmi (cf. Sal 100,2) ed esprimono la sintesi del programma pastorale su cui si articolerà il suo ministero episcopale: accompagnare quotidianamente il servizio al Signore con il sentimento della letizia e del gaudio, così come proposto da San Bernardo di Chiaravalle ai giovani che abbracciano la vita monastica: «
Non onus est, sed honor, servire Domino in laetitia (non è un peso, ma un onore servire il Signore in letizia)» (Epistola CDXII).

martedì 7 novembre 2017

Olivero, Derio (1961- ), vescovo

Derio Olivero
Vescovo di Pinerolo (2017- )

Quid quaeritis

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org

Lo stemma e il motto sono così presentati nella pagina di www.vocepinerolese.it
Lo stemma del nuovo vescovo di Pinerolo, don Derio Olivero, porterà il motto “Quid quaeritis”, versione latina delle parole rivolte da Gesù ai discepoli che lo stanno seguendo (e pertanto l’evangelista annota il particolare plastico del suo voltarsi e dell’osservarli). “Che cosa cercate?”, in greco “tì zeteìte” (Gv 1,38). «Gesù viene sulla terra per farci fare domande, per sostenere la nostra quotidiana ricerca. Non abbiamo verità assolute, ma possiamo rimanere in ricerca con ogni uomo e ogni donna», commenta don Derio presentando il suo stemma come una “fotografia”. Il tema dei “cercatori di Dio” richiama alla memoria il titolo di una lettera dei vescovi elaborata nel 2009 come “punto di partenza per dialoghi destinati al primo annuncio della fede in Gesù Cristo”. E’ quasi un lancio di una missione, sullo stile di un «Dio grandioso, che largheggia perché è un Padre misericordioso, pronto a spingersi sempre molto più in là del dovuto». Proseguendo nel brano evangelico evocato da don Derio, Gesù risponde alla richiesta dei discepoli che gli chiedono “dove dimori?” con un’esortazione (“venite e vedrete”) che li fa passare dal livello teorico della formazione (chiamano Gesù “Rabbì”, maestro) all’azione. Questa urgenza del seguire Gesù, del mettersi per la strada impervia del discepolato potrebbe essere una chiave di lettura di quell’ornamento dello stemma che è il cappello a larghe falde da cui si dipartono i fiocchi e le sei nappe per parte che insieme al colore verde contraddistinguono il titolo del vescovo. E’ un cappello da pellegrino e il tema del pellegrinaggio potrebbe ricordare le scarpinate in montagna che sicuramente il vescovo vorrà fare con i suoi giovani.
Le altre immagini intendono ricordare la sua storia e i suoi sogni «perché sono solo i sogni a muovere i piedi». «Ho lavorato a lungo la terra e porto in me l’amore per la terra» è la nota biografica all’immagine del seminatore che via via si approfondisce, «Dio è un seminatore che largheggia, che crede al terreno buono e anche alla strada e ai rovi». Anche don Derio vorrà essere un buon seminatore, «butta per terra un prodotto prezioso, senza sapere come andrà la stagione, eppure si fida». E’ il tema della grazia, della fiducia nella provvidenza che tanto ha segnato la storia della fede popolare.
Il castello a 4 torri ricorda la sua vocazione nata e cresciuta a Fossano, cittadina che vanta un Castello dei Principi d’Acaya con quattro torri angolari quadrate, edificato nel 1324-32. E’ un altro riferimento «alla società, al mondo intero», il Vescovo lavora «perché la Chiesa possa essere un regalo per la società, soprattutto per i più fragili». Sottolineerei anche una dimensione sociopolitica, dato che il castello era verosimilmente abitazione dei Principi: il modo di lavorare con gli uomini e le donne di oggi può attivare la partecipazione, porre le relazioni al centro, prima di qualsiasi programma.
Non potevano mancare le stelle, dal nome completo del Vescovo, “Desiderio”, con l’etimologia “de-sidera”, «mi mancano le stelle». «Ho bisogno di qualcosa che brilli per trovare un senso alla mia esistenza». Il numero, dodici, richiama «il cammino iniziato dai primi testimoni (i Dodici)» ed anche le dodici tribù d’Israele. Don Derio parla di “cambiamento d’epoca” (meglio del consueto “crisi”) in cui «siamo tentati di guardare le stelle del passato con nostalgia oppure di rinunciare alle stelle perché troppo sfiduciati». Spera di essere un Vescovo «capace di accendere passione e speranza».
Non sfugga nello stemma vescovile la presenza della croce d’oro ad un braccio con cinque pietre preziose rosse, raffiguranti le cinque piaghe di Cristo. Occorrerebbe riprendere in mano le opere di Antonio Rosmini per approfondire come intese una riforma della Chiesa ma il riferimento principale è quel «Dio che nel Crocifisso mostra il significato vero dell’immagine del seminatore, amore senza misura, dono gratuito».
Sarà una coincidenza, ma anche il vescovo di Torino per parlare quest’anno ai giovani e agli educatori nella prospettiva del Sinodo dei giovani che si celebrerà nel 2018, ha scelto il medesimo brano del vangelo di Giovanni. In relazione al “Quid quaeritis” nella sua ultima lettera (“Maestro, dove abiti?”) ha parlato di comunità educante e di cabina di regia per la pastorale giovanile. “La comunità educante è chiamata a coinvolgere e valorizzare i giovani, la loro unicità e il loro essere in cammino”, scrive Cesare Nosiglia. Ritorna il tema della strada, “venite e vedrete”.


venerdì 27 ottobre 2017

Silva Carvalho, José Roberto (1960- ), vescovo

José Roberto Silva Carvalho
Vescovo di Caetité, 2016-
 
Servite Domino in laetitia

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org

Fonti immagini
pagina di blogdoatta.blogspot.it

lunedì 6 febbraio 2017

Marquez, fr. Mário, O.F.M.Cap. (1952- ), vescovo



Fr. Mário Marquez
Ausiliare di Vitória (2006-2010)
Vescovo titolare di Nasai (2006-2010)
Vescovo di Joaçaba (2010- )

Viver e anunciar o evangelho

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di pt.wikipedia.org


Ultimo aggiornamento: 27ottobre 2017

sabato 4 febbraio 2017

Nori Sturm, fr. Cláudio, O.F.M.Cap. (1953), vescovo

Fr. Cláudio Nori Sturm
Ministro provinciale della Provincia di Paraná-Santa Catarina
Vescovo di Patos de Minas (2008- )

Manete in dilectione mea

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di press.vatican.va

Lo stemma e il motto sono così descritti nella pagina di www.diocesedepatosdeminas.org.br:
O Brasão se apresenta através das formas e cores, apontando para a espiritualidade franciscana que está na origem da vocação de Dom Claudio Nori Sturm, simbolizada no Tau marrom. Ao mesmo tempo, indica a fonte da vida que brota da Palavra de Deus, representada na Bíblia, norteando todo seu ser e agir. A Palavra semeada com Fé, alimenta a esperança, sustenta a caridade e anuncia abundante colheita na messe do Senhor, visualizada no verde e amarelo. Tudo sob a proteção da Virgem do Rosário, Mãe de Deus, que estende seu manto protetor. Na cor azul está simbolizada atenda de Javé que se estende sobre a criação. O bispo, envolvido e abrasado pelo amor de Deus, é conduzido pela luz divina para a vinha do Senhor, comprometido e identificado com o rebanho a ele confiado. Norteado pelo seu lema: “Manete in dilectione mea” (“Permanecei no meu amor”), conclama todos os fiéis a permanecerem unidos em Cristo, que é a videira e o Pai, o agricultor. “Quem permanecer em Mim produzirá muitos frutos” (Jô 15,5).

Ultimo aggiornamento: 27 ottobre 2017

sabato 28 gennaio 2017

Danecki, fr. Janusz Marian, O.F.M.Conv. (1951- ), vescovo


Fr. Janusz Marian Danecki
Ausiliare di Campo Grande (2015- )
Vescovo titolare di Regie (2015- )


In verbo tuo serviam

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org

Fonti immagini
pagina di www.seminariopropedeutico.org.br


Descrizione dello stemma nella pagina di www.seminariopropedeutico.org.br
No escudo estão colocados alguns símbolos que ilustram o programa de vida e de evangelização de Dom Frei Janusz Marian Danecki, OFM Conv., e expressa, em suas linhas gerais, elementos da Espiritualidade Pastoral e Franciscana: O fundo tem forma tripartite, a primeira, de cor azul celeste, remete à Santíssima Trindade; ali também brilha uma estrela amarela, Maria, Estrela da Evangelização, Mãe de Deus e Serva do Senhor; a segunda parte, de cor verde, compreende toda a Obra da Criação, incluindo o Brasil, país a que Dom Frei Janusz Marian Danecki, OFM Conv., dedicou trinta anos de sua vida, dos quais sete na Amazônia, ao Ministério Pastoral e Missionário; a terceira, de cor vermelha, que se degrada até um matiz marrom, figura a região Centro-Oeste, berço da Missão São Maximiliano Maria Kolbe, na qual se insere também o Sul mato-grossense, área territorial em que se desenvolverá o ministério episcopal de Dom Frei Janusz  Marian.Unindo as três partes, desponta um portentos Tau Franciscano, símbolo da Encarnação do Verbo e da centralidade de Jesus na vida e na história da Humanidade. Como se embasando a Palavra de Deus no tempo, figurada no Tau, delineia-se uma Bíblia da qual emanará toda inspiração da ação pastoral de Dom Frei Janusz Marian. Os raios, vermelho e branco, que se projetam do Tau, figuram os Sacramentos, especialmente a Eucaristia, a Divina Misericórdia e a Polônia, pátria de Dom Frei Janusz Marian. Abaixo, dois requadros, o verde e o vermelho. O requadro, de cor verde, encerra duas coroas, uma branca, outra vermelha; a branca representa o Apóstolo da Imaculada Conceição; a vermelha, o Mártir da Caridade no campo de extermínio de Auschwitz, São Maximiliano Maria Kolbe, e sua obra, a Milícia da Imaculada. No requadro, de cor vermelha, figura uma cítara branca, que simboliza a Liturgia das Horas, imagem da dedicação de Dom Frei Janusz Marian à Liturgia, à Música e ao Canto, pelos quais a Igreja não cessa de louvar a Divina Misericórdia e proclamar as bem-aventuranças de Maria.

Ultimo aggiornamento: 26 ottobre 2017