venerdì 4 maggio 2018

Marangoni, Renato (1958- ), vescovo

Renato Marangoni
Vescovo di Belluno-Feltre (2016- )

Va' dai miei fratelli

Blasonatura/descrizione
D'oro calzato ritondato di rosso, al libro aperto rilegato dello stesso; nel 1º a un monte all'italiana di sei cime d'argento, movente dalla punta e nel 3º alla brocca dell'ultimo posta in sbarra, versante tre gocce d'azzurro

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org

Riferimenti araldici
pagina di www.chiesabellunofeltre.it
pagina di it.wikipedia.org

Fonti immagini
pagina di www.chiesabellunofeltre.it

Il motto e lo stemma sono così presentati nella pagina di www.chiesabellunofeltre.it (si veda anche l'articolo della pagina di corrierealpi.gelocal.it)
Le parole scelte dal Vescovo Renato per il proprio motto episcopale si rifanno al IV vangelo (Gv 20,17) laddove l’evangelista narra dell’incontro del Risorto con Maria di Màgdala e, particolarmente, dell’esortazione di Gesù affinché la donna si rechi subito dai discepoli per annunciare che egli – “primogenito di una moltitudine di fratelli” (cfr. Rm 8,29) – ha compiuto la missione affidatagli dal Padre. Per questo egli dice a Maria: «Salgo al Padre mio e Padre vostro» (Gv 20,17b). Con la Pasqua di Gesù si attua la salvezza: che tutti siano “innalzati” a Dio.
L’attenzione è sul Risorto: egli si fa incontro a Maria di Màgdala che sta cercando il “corpo di Gesù”, la chiama per nome e si fa da lei riconoscere.
Questa stessa esperienza di incontro con lui è all’origine ed è l’oggetto dell’invio che Maria di Màgdala accoglie e porta al gruppo dei discepoli ancora “bloccati” ed esitanti a motivo del loro non comprendere. I discepoli accolgono da lei l’annuncio che Gesù è risuscitato ed è salito al Padre.
Nelle parole dette dal Maestro a Maria di Màgdala e nella sua esperienza di incontro con lui vi è l’oggi della Chiesa, il suo essere inviata a portare il vangelo della risurrezione. Gesù risorto chiama “suoi fratelli” i discepoli: è il nuovo legame pasquale a cui siamo invitati perennemente, aperto a tutti; è l’impegno quotidiano di ogni comunità di discepoli di Gesù. Nella Prima Lettera di Giovanni è attestato: “La nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo” (1Gv 1,3).

Il Vangelo che appare nel capo dello scudo rappresenta, appunto, l’annuncio pasquale richiamato dalle parole del motto.
La partizione curvilinea dello scudo vuole essere un riferimento al santo patrono di Belluno (e della diocesi) san Martino; infatti, essa ricorda i due lembi del mantello che il Santo, secondo la tradizione, tagliò in due per donarne una metà al viandante infreddolito, incontrato sulla via. Il Vangelo è svelato e si attua in ogni gesto di amore.
Il rosso, colore della carità, è anche richiamo al sangue dei martiri Vittore e Corona, santi patroni di Feltre e della diocesi assieme a san Martino.
Le montagne, qui rappresentate in foggia araldica, sono un palese riferimento innanzitutto al Monte Grappa, terra d’origine del Vescovo, nato a Crespano del Grappa; da questo monte egli ha sempre ammirato lo scenario delle Prealpi feltrine e delle Dolomiti, anche queste richiamate dal simbolo delle montagne. Nel Massiccio del Grappa è riconosciuto il punto di incontro geografico delle due Chiese sorelle: il versante nord è in diocesi di Belluno-Feltre e il versante sud è in diocesi di Padova.
Il simbolo delle montagne appare anche nello stemma del Vescovo emerito, Mons. Andrich, che lo adottò, prendendolo a sua volta dallo stemma di Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I; compare inoltre nello stemma del Vescovo Girolamo Bortignon che ordinò diacono il Vescovo Renato e che fu predecessore a Belluno-Feltre.
L’acqua della brocca di San Prosdocimo, Patrono di Padova, ne richiama l’azione battesimale che sia Padova sia Feltre e Belluno riconoscono all’inizio della loro storia di fede; inoltre costituisce richiamo geografico al Piave che attraversa la diocesi di Belluno-Feltre.
Anche in queste due rappresentazioni – le montagne e la brocca del battesimo – oltre a quella della carità, vi è un richiamo all’universalità del Vangelo, veicolato dal creato e attuato nella vita ecclesiale.

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