Vescovo di Ischia (2013- )
Duc in altum
Lo stemma e il motto sono così presentati nella pagina di www.chiesaischia.it
Lo stemma episcopale di Mons. Pietro Lagnese si presenta, composto dallo scudo (a forma di calice), la croce in palo, il cappello prelatizio, con cordoni a sei fiocchi (ordinati 1.2.3) di colore verde e il cartiglio inferiore in oro con la scritta in nero, come da tradizione araldica ecclesiastica.
Gli elementi rappresentati all’interno dello scudo sono la colomba e la stella, poste in alto rispettivamente a sinistra e destra, il monogramma greco C- R(Chi – Ro), con la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, a (alfa) e æ (omega), in formato minuscolo e, in basso, sempre al centro, una serie di bande ondulate di colore bianco e blu, indicanti il mare; nel cartiglio sottostante l’iscrizione “Duc in altum”.
Il colore oro degli elementi rappresentati nello stemma e il colore blu dello scudo, da una parte esprimono la partecipazione alla natura divina donata ai battezzati, dall’altra la risposta dell’uomo alla vocazione alla santità che si manifesta nell’impegno a vivere in maniera alta la vita cristiana e ad andare in profondità.
Tra gli elementi rappresentati una particolare importanza, per posizione e dimensioni, è data al monogramma greco C- R(Chi – Ro). Il C e il R sono, nella lingua greca, le prime due lettere della parola “Cristo” (CristÒj) e, pertanto, indicano il Signore Gesù, Unto del Padre, centro della fede cristiana e cuore dell’annuncio della salvezza. Il C (Chi) è scritto, come in molte raffigurazioni antiche, a forma di croce. Nella mente del vescovo, il monogramma greco richiama l’espressione che l’apostolo Pietro rivolge allo storpio che egli guarisce mentre entra nel Tempio di Gerusalemme insieme a Giovanni. Allo storpio, che tende la mano per l’elemosina, Pietro annuncia: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!» (At 3, 6). La possibilità di rialzarsi, di risorgere, di vivere una vita nuova è data all’uomo solo in Gesù Cristo. Non c’è salvezza se non nel suo nome! (Cfr. At 4,12).
Questa salvezza è per ogni uomo: riguarda tutto l’uomo e tutti gli uomini di tutti i tempi. L’alfa e l’omega poste a sinistra e a destra del monogramma indicano che essa è integrale e universale.
Il mare, in basso nello stemma, richiama la missione evangelizzatrice della Chiesa affidatale da Gesù. L’immagine del mare ricorda il mistero del peccato e della morte, da cui Cristo è venuto a liberarci. La chiesa è chiamata a gettare le reti per tirare fuori dalle acque gli uomini e le donne che vivono nelle tenebre e nell’ombra della morte, nella quale la luce del cielo non penetra.
In questa opera l’intero Popolo di Dio, pastore e gregge, è sospinto dal soffio dello Spirito Santo, di cui è immagine la colomba posta a sinistra. È lo Spirito, infatti, che conduce la Chiesa; è Lui che la guida e le dà la forza (Cfr. At 20, 22).
La stella a otto punte rappresenta invece Maria, la Stella del mare, segno di consolazione e di sicura speranza: la Chiesa la invoca e contemplandola, pur tra burrasche e tempeste, non perde la rotta. I cristiani, sostenuti dall’intercessione della panaghia (tutta santa) e dai tanti testimoni che brillano nel firmamento del Cielo, corrono con perseveranza nella corsa che sta loro davanti tenendo fisso lo sguardo si Gesù (Cfr. Eb 12, 1-2).
L’espressione “Duc in altum” esprime infine l’invito del Signore a scommettere su Dio e a credere nella potenza della Parola di Cristo che rende feconda l’azione della Chiesa. Come il pescatore di Galilea, essa è chiamata ogni giorno a dire al Suo Signore: “Sulla tua Parola getterò le reti” (Lc 5, 5), nella certezza che Colui che le chiede di fidarsi e di seguirlo renderà piena e abbondante la sua vita, desiderosa di contagiare tante altre persone perché si lascino “prendere” da Lui.
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