giovedì 21 dicembre 2017

Lovignana, Franco (1957- ), vescovo

Franco Lovignana
Vescovo di Aosta (2001- )

Non turbetur cor vestrum


Blasonatura/descrizione
Di verde, ai monti all’italiana di sei cime d’argento; al giglio d’oro, nel fianco destro; alla croce latina col piede inferiore in forma d’ancora d’oro, caricata da un cuore dello stesso, nel fianco sinistro; al capo d’azzurro, alle due colombe affrontate d’argento, imbeccate, membrate e illuminate di rosso, tenenti ciascuna nel becco un ramo di olivo di verde

Lo scudo araldico che Mons. Franco Lovignana ha voluto per il suo episcopato è stato disegnato tenendo conto di sue precise indicazioni. Prima di tutto ne diamo la blasonatura, cioè la descrizione fatta utilizzando il linguaggio usato dagli araldisti; si tratta di un linguaggio antico, che a noi appare strano e in parte incomprensibile. Poi ne esamineremo i diversi elementi, con una terminologia ‘moderna’, dandone la spiegazione simbolica.
Blasonatura: Di verde, ai monti all’italiana di sei cime d’argento; al giglio d’oro, nel fianco destro; alla croce latina col piede inferiore in forma d’ancora d’oro, caricata da un cuore dello stesso, nel fianco sinistro; al capo d’azzurro, alle due colombe affrontate d’argento, imbeccate, membrate e illuminate di rosso, tenenti ciascuna nel becco un ramo di olivo di verde. Ornamenti esteriori da vescovo.
Simbologia: Il “capo” dello scudo, cioè la parte superiore, fa esplicitamente riferimento ad una parte dello scudo del capitolo dell’Insigne Collegiata dei Santi Pietro e Orso, di cui Mons. Lovignana è stato Priore dal 2003. Detto scudo è infatti azzurro con due colombe colore argento, con il becco, l’occhio e le zampe di colore rosso, recanti un ramo d’olivo e accompagnate, nella parte superiore, da una stella d’oro. ll giglio d’oro accostato al lato sinistro dello scudo (in araldica è indicato come ‘destro’, perché si fa riferimento ai fianchi destro e sinistro di un’immaginaria persona che imbraccia con la sinistra lo scudo davanti a sé) è un piccolo particolare dello stemma del comune di La Salle, di cui Mons. Franco e originario. Il giglio d’oro compare anche nelle armi della famiglia Grossi-Châtelard, antichi signori di La Salle, il cui castello domina il territorio. L’elemento grafico accanto al lato destro (in araldica, ‘sinistro’) unisce i simboli tradizionalmente usati per indicare le tre virtù teologali: la croce per indicare la fede l’ancora per indicare la speranza, il cuore per indicare la carità. Infine, i sei cilindri sormontati da calotta sferica posti nella parte inferiore dello scudo, sono un modo stilizzato per indicare le montagne (e vengono proprio indicati come, ‘monti all’italiana’, perché tipici dell’araldica del nostro paese); nel nostro caso, vogliono essere un richiamo alla caratteristica geografica della Diocesi di Aosta, che occupa un territorio interamente montano: «Non citra, nec ultra, sed intra montes» - Non al di qua, non al di là, ma tra le montagne. Gli ornamenti esteriori sono quelli che le regole araldiche prescrivono per un vescovo. Si tratta del cappello, detto galero, di colore verde, da cui pendono due cordoni terminanti con sei nappe per parte, parimenti verdi, e della croce astile sullo sfondo.
Motto: Al di sotto dello scudo e dei suoi ornamenti, vi è il filatterio, con il motto che ogni vescovo sceglie personalmente. Mons. Lovignana ha assunto la frase tratta dal Vangelo di Giovanni «Non turbetur cor vestrum», proponendo la seguente riflessione:
Non sia turbato il vostro cuore. Sono le parole che Gesù rivolge agli Apostoli nel momento in cui prende congedo da loro, consegnando la sua presenza ai segni del pane eucaristico, del servizio fraterno e del sacro ministero. Non sono più sufficienti gli occhi della carne per riconoscerlo: chi può pensare a Gesù vedendo un pezzo di pane, un povero che bussa alla porta, un sacerdote che è e resta uomo come tutti gli altri? Solo gli occhi della fede e dell’amore aprono nuovi orizzonti, perché immettano nella prospettiva di Dio: Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me, continua infatti il versetto primo del capitolo quattordici del Vangelo di san Giovanni. La fatica di essere in comunione gli uni con gli altri nella Chiesa, di essere lievito nella pasta di questo mondo, tanto difficile e tanto amato da Dio, non ci deve spaventare: nella nostra debolezza e nel nostro impegno umile e sincero è all’opera la potenza del Signore che può compiere meraviglie agli occhi nostri! (Carmelo Pellicono, pagina di www.diocesiaosta.it)

Riferimenti biografici
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org

Fonti immagini
pagina di www.diocesiaosta.it

Ultimo aggiornamento: 17 maggio 2018

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