Carlo Maria Martini
Compagnia di Gesù (Gesuiti)
Arcivescovo metropolita di Milano (1979-2002)
Cardinale del titolo di Santa Cecilia (1983-2012)
Arcivescovo emerito di Milano (2002-2012)
Pro veritate adversa diligere
Fonti biografiche
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org
Riferimenti araldici
pagina di www.iagiforum.info
Fonti immagini
pagina di www.araldicavaticana.com
Il motto e lo stemma sono così presentati nella pagina di www.fondazionecarlomariamartini.it
«Pro veritate adversa diligere»: queste le parole di Gregorio Magno scelte come motto episcopale.
Poco prima di concludere il suo lungo servizio episcopale, nel maggio 2002, incontrando gli studenti del Pontificio Istituto Biblico, così spiegava questa scelta: «Quando sono diventato vescovo, ho dovuto scegliere un motto e non proviene dalla Bibbia, ma da Gregorio Magno che si riferisce a un episodio biblico. Gregorio Magno nella Ars pastoralis, dice che bisogna avere paura delle circostanze favorevoli e amare le circostanze sfavorevoli. Il motto mio è: ‘Pro veritate adversa diligere’, cioè essere contento delle contraddizioni. Un motto molto utile, perché viene a proposito. Gregorio lo riporta prima di Gv 6, poi dopo la passione. Quando vennero per incoronarlo re, Gesù fuggì e si nascose; quando vennero per arrestarlo, si presentò, insegnandoci che dobbiamo ‘pro veritate adversa diligere et prospera …declinare’».
Al centro dello stemma episcopale di Carlo Maria Martini sono disegnati tre cuori rossi. Ripresi da uno stemma di famiglia, rappresentano le tre città a lui più care: Gerusalemme, Roma e Milano, «simbolo e strumento dell’unità tra gli uomini». Ad esse Martini dedica la parte conclusiva del suo messaggio di ingresso in diocesi.
«Termino […] con la menzione di tre città particolarmente a me care, che sono simbolo e strumento di questa unità tra gli uomini. La prima città è Gerusalemme, così come la Bibbia ce la presenta, nella sua storia e nel suo futuro, come luogo di riunione per tutti i popoli, nella visuale della Gerusalemme che viene dal cielo. […] All’interno della storia compete poi alla città di Roma un ruolo tutto speciale. Essa, come sede di Pietro, è il segno e lo strumento concreto dell’unità di tutti i cattolici, e ad essa guardano con crescente fiducia anche tanti altri credenti in Cristo.[…] Ma anche la terza città, cioè la nostra Milano, ha in questo quadro una funzione unificatrice imprescindibile. Essa è stata nei primi secoli della Chiesa un luogo di incontro tra la teologia e la spiritualità dell’Oriente e quella dell’Occidente. […] In seguito Milano ha soprattutto operato come centro di scambio e di confronto tra gli stimoli spirituali e operativi venuti dal nord Europa e il modo di vita e di pensiero proprio delle popolazioni mediterranee.
Questa funzione di luogo di incontro e di valutazione tra mentalità, culture, modi di vita e di attività diverse tra loro, rimane imprescindibile per l’avvenire e l’equilibrio dell’Europa, e deve continuare a manifestare la sua forza creativa e comunicativa, come ha già fatto per il passato, anche per le altre regioni del mondo».
Poco prima di concludere il suo lungo servizio episcopale, nel maggio 2002, incontrando gli studenti del Pontificio Istituto Biblico, così spiegava questa scelta: «Quando sono diventato vescovo, ho dovuto scegliere un motto e non proviene dalla Bibbia, ma da Gregorio Magno che si riferisce a un episodio biblico. Gregorio Magno nella Ars pastoralis, dice che bisogna avere paura delle circostanze favorevoli e amare le circostanze sfavorevoli. Il motto mio è: ‘Pro veritate adversa diligere’, cioè essere contento delle contraddizioni. Un motto molto utile, perché viene a proposito. Gregorio lo riporta prima di Gv 6, poi dopo la passione. Quando vennero per incoronarlo re, Gesù fuggì e si nascose; quando vennero per arrestarlo, si presentò, insegnandoci che dobbiamo ‘pro veritate adversa diligere et prospera …declinare’».
Al centro dello stemma episcopale di Carlo Maria Martini sono disegnati tre cuori rossi. Ripresi da uno stemma di famiglia, rappresentano le tre città a lui più care: Gerusalemme, Roma e Milano, «simbolo e strumento dell’unità tra gli uomini». Ad esse Martini dedica la parte conclusiva del suo messaggio di ingresso in diocesi.
«Termino […] con la menzione di tre città particolarmente a me care, che sono simbolo e strumento di questa unità tra gli uomini. La prima città è Gerusalemme, così come la Bibbia ce la presenta, nella sua storia e nel suo futuro, come luogo di riunione per tutti i popoli, nella visuale della Gerusalemme che viene dal cielo. […] All’interno della storia compete poi alla città di Roma un ruolo tutto speciale. Essa, come sede di Pietro, è il segno e lo strumento concreto dell’unità di tutti i cattolici, e ad essa guardano con crescente fiducia anche tanti altri credenti in Cristo.[…] Ma anche la terza città, cioè la nostra Milano, ha in questo quadro una funzione unificatrice imprescindibile. Essa è stata nei primi secoli della Chiesa un luogo di incontro tra la teologia e la spiritualità dell’Oriente e quella dell’Occidente. […] In seguito Milano ha soprattutto operato come centro di scambio e di confronto tra gli stimoli spirituali e operativi venuti dal nord Europa e il modo di vita e di pensiero proprio delle popolazioni mediterranee.
Questa funzione di luogo di incontro e di valutazione tra mentalità, culture, modi di vita e di attività diverse tra loro, rimane imprescindibile per l’avvenire e l’equilibrio dell’Europa, e deve continuare a manifestare la sua forza creativa e comunicativa, come ha già fatto per il passato, anche per le altre regioni del mondo».
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