Fr. Giovanni Roncari
Ordine dei Frati Minori Cappuccini
Vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello (2015- )
In caritate et leatitia
Blasonatura (a cura di Giuseppe Quattrociocchi che lo ha ideato e realizzato lo stemma)
D’argento, al ponte di tre archi di rosso, murato di nero, fondato su di una riviera d’azzurro movente dalla punta, accompagnato nel cantone destro del capo da una stella (8) dell’ultimo e in quello sinistro da un giglio di Firenze di rosso; il tutto abbassato sotto il capo della Religione Francescana che è: d’azzurro, a due braccia: l’una nuda e l’altra vestita alla francescana, il segno del chiodo sulle palme delle mani, uscenti da due nuvole moventi dai fianchi e incrociate su una croce di calvario, il tutto al naturale.
Fonti immagini
pagina di www.diocesipitigliano.it
Descrizione a cura di Don Simone Pifizzi, del clero dell’Arcidiocesi di Firenze
Il “capo” dello scudo (che in araldica è “pezza nobile”), di colore azzurro, è occupato dallo stemma dell’ordine francescano – ossia la “conformità” in cui appare il braccio di Cristo incrociato con il braccio manicato in marrone di san Francesco e con la croce sullo sfondo, entrambi con le mani mostranti le stimmate, l’“inscindibile patto” tra san Francesco e il Salvatore con l’unico chiodo che fissa le due mani per affermare visivamente il suo voto di affezione al Signore nell’Ordine dei Frati Minori in ossequio all’appartenenza di Padre Giovanni Roncari all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Tale simbolo ha origine da san Bonaventura da Bagnoregio che, eletto Cardinale Vescovo di Albano, lo volle come stemma episcopale (cf S. Gieben, Lo stemma francescano. Origine e sviluppo, Istituto Storico dei Cappuccini, Roma 2008). La parte inferiore dello scudo è occupata da un ponte a tre campate di colore rosso in campo argento. Oltre a ricordare San Piero a Ponti, frazione da cui deriva Mons. Roncari, il ponte rappresenta il compito del Vescovo come “pontefice”, cioè colui che è chiamato a creare ponti tra l’uomo e Dio e fra gli uomini tra loro. Santa Caterina da Siena, inoltre, considera Gesù come un “ponte” lanciato tra il cielo e la terra, per riparare la via interrotta dal peccato. La sua divinità unita alla sua vera umanità forma un ponte che si rivela necessario per salvarsi: «Tutti siete tenuti a passare attraverso questo ponte, cercando la gloria e la lode del mio nome nella salvezza delle anime, sopportando con dolore molte fatiche, seguendo le orme del dolce e amoroso Verbo: in nessun altro modo potreste venire a me» (cf Dialogo della Divina Provvidenza, versione italiana di Maria Adeladide Raschini, ed. Studio Domenicano di Bologna, 1989, pag. 75). Le tre campate sono un riferimento alla Santissima Trinità, origine, fonte e sostegno di ogni dono e di ogni ministero. Il rosso, in araldica, è lo smalto che, “per eccellenza” indica la virtù della carità. L’argento, che dopo l’oro è considerato metallo nobile, richiama la luce e anche virtù spirituali come la purezza, l’innocenza, l’umiltà, la verità, la giustizia, la temperanza. Nella destra araldica del capo (sinistra per chi osserva) vi è posizionata una stella azzurra a otto punte, chiaro riferimento mariano. Lo smalto azzurro rappresenta il cielo e nel linguaggio araldico richiama tutte quelle virtù che salgano alte verso Dio. Il richiamo mariano ricorda anche sia la Cattedrale di Firenze (S. Maria del Fiore) che la Concattedrale di Orbetello (S. Maria Assunta); invece, nella sinistra araldica (destra per chi osserva) è posizionato il giglio rosso, simbolo della città di Firenze, nella quale il Vescovo Giovanni ha vissuto la gran parte del suo ministero sacerdotale. Il cartiglio, posto in punta dello stemma, reca il motto del nuovo Vescovo: IN CARITATE ET LETITIA. Nelle intercessioni dei Secondi Vespri della Domenica della III Settimana del Salterio, così si legge: «Nel nome del tuo Figlio, vincitore della morte e principe della pace, liberaci dal dubbio e dall'angoscia, perché ti serviamo sempre nella letizia e nell'amore».
Ultimo aggiornamento: 18 ottobre 2017
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