Ordine dei Frati Minori
167° Custode di Terra Santa (2004-2016)
Amministratore apostolico sede vacante di Gerusalemme dei Latini (2016- )
Arcivescovo, Vescovo titolare di Verbe (2016-2020)
Patriarca di Gerusalemme dei Latini (2020- )
Sufficit tibi gratia mea
Patriarca di Gerusalemme dei Latini (2020- )
Sufficit tibi gratia mea
02 |
Blasonatura (a cura di Marco Foppoli che ha ideato e realizzato lo stemma)
D’argento alla città di Gerusalemme raffigurata come una cinta muraria uscente dai lati dello scudo, merlata di cinque alla guelfa, aperta del campo, cimata a destra da una cupola a cono troncato, al centro da una torre merlata di tre alla guelfa, a sinistra da una cupola ovoidale, il tutto d’oro, murato di nero e sormontato dal rotolo della Parola d’oro caricato del Chrismon di nero. Al capo d’azzurro al destrocherio posto in banda, vestito alla francescana, stimmatizzato di rosso e uscente da una nube d'argento movente dal fianco sinistro dello scudo, ed attraversato da un sinistrocherio simile, ignudo di carnagione, posto in sbarra, stimmatizzato di rosso ed uscente da una nube d'argento movente dal fianco destro dello scudo.
scheda di www.catholic-hierarchy.org
pagina di it.wikipedia.org
pagina di it.custodia.org
Fonti immagini
post della pagina Facebook di Marco Foppoli
pagina di www.marcofoppoli.com
Descrizione dello stemma a cura di Marco Foppoli
Nello stemma arcivescovile adottato da S.E. Mons. Pierbattista Pizzaballa appare la città di Gerusalemme così come nel Medioevo era tradizionalmente raffigurata sui sigilli del regno latino (cfr. S. De Sandoli, Corpus Inscriptionum Crocesignatorum Terrae Sancte, 1974, 128-140), ovvero come una città con mura e porta, da cui si alzano la cupola a cono dimezzato del Santo Sepolcro, la Torre di Davide e la cupola tonda dell’attuale Moschea, stilizzazione a cui era abbinato il motto Civitas Regis Regum omnium.La colorazione riprende quella dello stemma di Gerusalemme durante il regno latino, quando la croce gerosolimitana era d’oro in campo argento. È una colorazione che l’araldica ritiene unica ed eccezionale, altrimenti non possibile perché vìola la nota convenzione dei colori negli stemmi di “non sovrapporre metallo a metallo e colore a colore”, e che solo per Gerusalemme, per la sua unicità, venne accettata e ritenuta non un “errore”. La scelta di questi colori è quindi un voluto omaggio alla città di Gerusalemme attribuendole quei colori più preziosi che a lei sola, l’araldica riconosce. L’oro in araldica simboleggia la fede e la verità, l’argento la purezza, l’innocenza, l’umiltà e la giustizia. Anche oggi Gerusalemme mantiene la vocazione ad essere casa di preghiera per tutti i popoli (Is 56, 7) e i tre luoghi simboleggiati nello stemma medievale sono anche un rimando alle differenti tradizioni religiose che in essa convivono e per la cui pacificazione è chiamato ad impegnarsi anche il Vescovo.
Gerusalemme è il luogo del compimento del mistero della salvezza in Cristo, rappresentato nel Chrismon posto sul rotolo della Parola. Esso è posto in alto, quasi a illuminare la città e insieme la custodisce ed è pronto a discendervi.Dio, che sostiene il suo servo con sua grazia, in questa città ha portato a pienezza quanto promesso al profeta Geremia nella visione del ramo di mandorlo: io vigilo sulla mia parola per realizzarla (Ger 1, 11). In essa è infatti nato Cristo, la Parola vivente, Colui che ha fatto dei due un popolo solo, prefigurato e annunciato nei due Testamenti. Da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la Parola del Signore (Is 2,3 // Mic 4,2). Ancora oggi, ci ricordano i profeti, la Chiesa in Gerusalemme ha la particolare vocazione di testimoniare in un contesto particolare la vigilanza sulla Parola del Signore e di realizzarla. Nel capo dello stemma sono raffigurate le braccia incrociate di N.S. con quelle di S. Francesco, simbolo dell’Ordine Francescano, così come è d’uso per i vescovi appartenenti all’Ordine. Lo scudo ovato in questa versione è quello che l’araldica definisce “a mandorla”, forma elegante che si abbina in modo armonico ai consueti elementi distintivi dell’emblema arcivescovile.Lo stemma, infine, è completato dai consueti contrassegni arcivescovili; la croce astile a due braccia su cui è posto lo scudo e il galero verde con 20 fiocchi, disposti 10 per lato.
pagina di www.marcofoppoli.com
Descrizione dello stemma a cura di Marco Foppoli
Nello stemma arcivescovile adottato da S.E. Mons. Pierbattista Pizzaballa appare la città di Gerusalemme così come nel Medioevo era tradizionalmente raffigurata sui sigilli del regno latino (cfr. S. De Sandoli, Corpus Inscriptionum Crocesignatorum Terrae Sancte, 1974, 128-140), ovvero come una città con mura e porta, da cui si alzano la cupola a cono dimezzato del Santo Sepolcro, la Torre di Davide e la cupola tonda dell’attuale Moschea, stilizzazione a cui era abbinato il motto Civitas Regis Regum omnium.La colorazione riprende quella dello stemma di Gerusalemme durante il regno latino, quando la croce gerosolimitana era d’oro in campo argento. È una colorazione che l’araldica ritiene unica ed eccezionale, altrimenti non possibile perché vìola la nota convenzione dei colori negli stemmi di “non sovrapporre metallo a metallo e colore a colore”, e che solo per Gerusalemme, per la sua unicità, venne accettata e ritenuta non un “errore”. La scelta di questi colori è quindi un voluto omaggio alla città di Gerusalemme attribuendole quei colori più preziosi che a lei sola, l’araldica riconosce. L’oro in araldica simboleggia la fede e la verità, l’argento la purezza, l’innocenza, l’umiltà e la giustizia. Anche oggi Gerusalemme mantiene la vocazione ad essere casa di preghiera per tutti i popoli (Is 56, 7) e i tre luoghi simboleggiati nello stemma medievale sono anche un rimando alle differenti tradizioni religiose che in essa convivono e per la cui pacificazione è chiamato ad impegnarsi anche il Vescovo.
Gerusalemme è il luogo del compimento del mistero della salvezza in Cristo, rappresentato nel Chrismon posto sul rotolo della Parola. Esso è posto in alto, quasi a illuminare la città e insieme la custodisce ed è pronto a discendervi.Dio, che sostiene il suo servo con sua grazia, in questa città ha portato a pienezza quanto promesso al profeta Geremia nella visione del ramo di mandorlo: io vigilo sulla mia parola per realizzarla (Ger 1, 11). In essa è infatti nato Cristo, la Parola vivente, Colui che ha fatto dei due un popolo solo, prefigurato e annunciato nei due Testamenti. Da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la Parola del Signore (Is 2,3 // Mic 4,2). Ancora oggi, ci ricordano i profeti, la Chiesa in Gerusalemme ha la particolare vocazione di testimoniare in un contesto particolare la vigilanza sulla Parola del Signore e di realizzarla. Nel capo dello stemma sono raffigurate le braccia incrociate di N.S. con quelle di S. Francesco, simbolo dell’Ordine Francescano, così come è d’uso per i vescovi appartenenti all’Ordine. Lo scudo ovato in questa versione è quello che l’araldica definisce “a mandorla”, forma elegante che si abbina in modo armonico ai consueti elementi distintivi dell’emblema arcivescovile.Lo stemma, infine, è completato dai consueti contrassegni arcivescovili; la croce astile a due braccia su cui è posto lo scudo e il galero verde con 20 fiocchi, disposti 10 per lato.
Presentazione del motto dal libretto della celebrazione dell'Ordinazione episcopale
La Terra Santa è crocevia di difficoltà e divisioni di ogni genere: tra le Chiese, tra le fedi monoteiste e tra i popoli che la abitano. Le difficoltà appaiono sempre enormi e insormontabili. In tale contesto, la Chiesa apparentemente sembra schiacciata da queste situazioni. Altri invece potrebbero cadere nella tentazione di credere di essere chiamati a portare nei drammi di quella Terra la “loro salvezza”, basata su propri mezzi e strategie. Ebbene, in queste circostanze, la Parola di Dio ci ricorda che solo alla Grazia dobbiamo affidarci e a nient’altro. La Chiesa di Terra Santa non ha mezzi e non ha potere. Ha solo Cristo e la sua Grazia. “Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!»” (At 3,6). Nel giorno in cui mi fu comunicata la decisione del Santo Padre, quest’espressione è stata anche il riferimento biblico dal quale si è partiti. È dunque questo il motivo della scelta: avere la coscienza che la nostra missione altro non è che testimoniare la Grazia che per primi ci ha toccato e da questa continuamente ripartire.
La Terra Santa è crocevia di difficoltà e divisioni di ogni genere: tra le Chiese, tra le fedi monoteiste e tra i popoli che la abitano. Le difficoltà appaiono sempre enormi e insormontabili. In tale contesto, la Chiesa apparentemente sembra schiacciata da queste situazioni. Altri invece potrebbero cadere nella tentazione di credere di essere chiamati a portare nei drammi di quella Terra la “loro salvezza”, basata su propri mezzi e strategie. Ebbene, in queste circostanze, la Parola di Dio ci ricorda che solo alla Grazia dobbiamo affidarci e a nient’altro. La Chiesa di Terra Santa non ha mezzi e non ha potere. Ha solo Cristo e la sua Grazia. “Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!»” (At 3,6). Nel giorno in cui mi fu comunicata la decisione del Santo Padre, quest’espressione è stata anche il riferimento biblico dal quale si è partiti. È dunque questo il motivo della scelta: avere la coscienza che la nostra missione altro non è che testimoniare la Grazia che per primi ci ha toccato e da questa continuamente ripartire.
Ultimo aggiornamento: 22 gennaio 2021
Nessun commento:
Posta un commento